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SOGNI E PLENILUNIO - 2012 - 100x120

testi critici

I sentieri della bellezza di Giuseppe Amoroso De Respinis

 

di Massimo PASQUALONE

 

Forse, per Giuseppe Amoroso De Respinis, la bellezza è un viaggio dove non conta l’arrivo, dove conta che al ritorno, ad essere cambiati, siano gli occhi che vedono e che i paesaggi siano per sempre fissati nella mente. Certo: l’artista sa bene che, se la bellezza è un viaggio, il viaggiatore-artista-Amoroso può essere innanzitutto un pellegrino, che compie un prezioso itinerarium mentis, a volta anche in Deum, alla ricerca di sé stesso, sulle orme di altri viaggiatori, perché sempre e comunque siamo nani sulle spalle di giganti.

 

Il pellegrino sente su di sé il peso della bellezza e della verità, risponde alla domanda cos’è la bellezza con l’antica quid est veritas? di Giovanni ed il suo pellegrinare attraverso i luoghi del bello come del brutto, il sopra ed il sotto, il qui ed ora di quello strano mistero che è la vita.

 

Se però è nomade, pensiamo a “Valicare i Confini” del 2013 o a “Fuga dalla Solitudine” del 2009, allora il viaggio è senza meta, alla ricerca di un sogno, di una speranza, di un’utopia, di una non ragione e di un non-luogo. Il viaggio del nomade, del senza fissa dimora, trova luogo nell’andare, perché sempre e comunque una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

 

Noi siamo, dice Giuseppe Amoroso De Respinis, qui ed ora, ma potremmo essere anche lì e dopo o prima, non cambierebbe nulla, solo la bellezza dell’essere con sé stessi ed in viaggio, verso il senso del viaggio.
 

Se poi il viaggiatore è un naufrago, il peso delle onde è la sua stessa salvezza, quelle onde che lo aiutano, ricorda il poeta, a guardare le terre forse lontane, ma che lo portano anche verso la fine. E’ evidente che altra cosa è il naufragio della coscienza e l’allegria del naufragio di leopardiana o ungarettiana memoria: la bellezza allora, è nel possedere l’infinito, nella sensucht romantica, nella capacità di sorridere alle disgrazie da cui il naufrago è scampato.


Nel mare della vita, la tempesta che ha portato al naufragio sembra addirittura bella, quando si arriva alla quiete del porto. Probabilmente la bellezza è solo un sentiero, dove ti dirigi perché hai seguito delle indicazioni o ti sei perso perché distratto da un pensiero o da una preoccupazione (“I Moti dell’Animo”). In questo sentiero sei attratto da un rumore strano, da un albero o da un fiore, consapevole che il vero pericolo è solo la notte o il buio. È il sentiero dell’aspirazione all’assoluto, cercata attraverso la via dell’arte, come recita Todorov nel suo saggio La bellezza salverà il mondo, dove riflette sul Miskin dell’Idiota di Dostoevski.
 

Giuseppe Amoroso De Respinis non sa se la bellezza salverà il mondo, ma è consapevole che salverà sicuramente noi, guidati da questo prezioso cammino di meditazione artistica.

 

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